martedì 30 giugno 2015

Come un treno nel bosco. La Parenzana


di Giulia Cocchella


Immaginate di percorrere in bicicletta un vecchio tracciato ferroviario, dove il treno non passa più.
Immaginatelo, questo treno: scuro, pesante, con due piccole scopette di saggina davanti alla locomotiva, a spazzare via le pietre dai binari. Pesa tonnellate, e la lentezza è commisurata al peso.Il suo arrivo è una festa - difficile da credere, ora - perché il treno porta con sé merci, notizie e persone care.
Le stazioni distano dai centri abitati sulle colline anche molti chilometri, perché i vagoni non possono certo arrampicarsi fin lassù.
Così il treno (riuscite a vederlo, adesso?) corre in mezzo agli alberi, ma non compete col vento: corre lento, più veloce forse di un animale in fuga, ma animale lui stesso, nero, nel verde assoluto di questi boschi.


La Parenzana.
Siamo in viaggio da due giorni e si alternano costantemente sotto le nostre ruote strade reali e strade che furono, luoghi in cui i vecchi binari sono insospettabili, altri dove la strada si allarga e scopre tra gli alberi le stazioni di un tempo.


Tento di aprire una porta chiusa; cerco di trovare l'inizio della storia, e la sua fine improvvisa, sul fondo di una ciotola lasciata sul tavolo della cucina. Lo scolapiatti è lì, ancora adatto al suo scopo, ma non ci sono piatti.






Da Trieste a Parenzo: 123 chilometri di ferrovia per soli 33 anni di servizio, dal 1902 al 1935. Binari che univano, idealmente e nella sostanza, i popoli diversi che da sempre erano abituati a convivere in Istria, nonostante la storia travagliata di questa regione.
Ce ne parla Ketrin Antolovic, lo fa con naturalezza passando da un argomento all'altro: prima le differenti qualità di olio che la sua famiglia produce, poi le difficoltà che dovettero affrontare i suoi nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale. Parla delle piante e della sua famiglia, chiama per nome i diversi tipi di olive come si chiamano per nome le persone e all'improvviso è chiaro che si tratta della stessa storia: la storia di una terra e di chi con tenacia la abita.




Ieri Muggia, Capodistria, Portorose, Buie.

Un ulivo vicino al mare, tra Capodistria e Isola


Le saline di Sicciole, in Slovenia

 


Oggi una lunga discesa nel verde, di quelle sconnesse che rimescolano i pensieri nella testa e li disperdono. 



Poi Grisignana con la lavanda e le persiane francesi, con le case di pietra e la lingua che ora batte dura, ora scivola via; gli scorci dove l'occhio si incaglia e quelli dove lo sguardo prende il volo.





Domani, che cosa ci riserverà il viaggio?

Una carta tra le foglie, all'uscita di una galleria

In viaggio con Viaggiare Slow e Jonas

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