di Giulia Cocchella
Se compilassimo la mappa ideale e generica di una città fiamminga, il Grote Markt, letteralmente "grande mercato", costituirebbe un elemento imprescindibile. Seguendo le regole di una sorta di metonimia urbana, con questo termine si intende la piazza principale, dove appunto si teneva - e molto spesso si tiene ancora - il mercato cittadino. Si può dire che il Grote Markt sia l'equivalente fiammingo della Piazza delle Erbe italiana.
Questa mattina, prima di affrontare la tappa che ci condurrà ad Anversa, scopriamo i palazzi che affacciano sulle vie principali di Mechelen, espressione del gusto e del modo di costruire dei secoli dal XVI al XVIII. Sono edifici dalle linee morbide, che si accostano l'uno all'altro senza interruzioni, ma si distinguono per colore e forme: ciascuno occupa in larghezza non più di due, tre finestre o bovindi e si eleva per pochi piani. L'effetto complessivo è molto piacevole allo sguardo. Spesso, sulla sommità del tetto, sono appollaiati animali, velieri o altre figure in bronzo, che hanno a che fare - immagino - con la famiglia che abitava lì, o forse con la destinazione d'uso dell'edificio.
Giriamo attorno alla torre della Cattedrale di San Rombaldo, a un tempo campanile e beffroi, cioè torre civica: deputata a scandire le ore (con un carillon di quasi cento campane), a custodire archivi e tesori cittadini, e a fornire un punto di osservazione privilegiato per avvistare minacce o incendi.
Contrafforti e pinnacoli conferiscono all'insieme un'aspetto quasi naturale, di gigantesco tronco d'albero. Impostata a metà del '400, si elevò in altezza di circa un metro e mezzo all'anno - un discreto ritmo per i cantieri di allora - finché una serie di vicissitudini portò alla decisione di abbandonare il progetto: la torre, nonostante i suoi quasi cento metri di altezza, è incompiuta.
Arriviamo in un delizioso parco con ponticelli in stile giapponese, proprio all'ingresso di Lier. Qui, seduti su una panchina all'ombra, mangiamo con gran gusto le nostre insalate pronte.
Breve inciso sul cibo. Se siete vegetariani o vegani - o se per qualunque motivo (dettato da scelte o da ragioni di salute) seguite un'alimentazione non onnivora - consiglio di dotarvi di posate da campeggio in acciaio. Come queste o simili.
A noi hanno notevolmente semplificato la vita, permettendoci di scegliere più liberamente che cosa mangiare, di consumare i nostri pasti all'aperto, lungo la strada, e anche di risparmiare sui costi di vitto, piuttosto alti da queste parti. La catena Carrefour, capillarmente presente in tutte le Fiandre, offre diversi prodotti vegetariani e vegani (scelta non amplissima per questi ultimi, ma soddisfacente).
Fine dell'elogio della forchetta.
A Lier abita Yann, un amico di Fede. Più precisamente, Yann abita sul fiume Nete, in una imbarcazione gigantesca che gli fa da casa.
Chiacchieriamo nella sua cucina, che è un tutt'uno con il soggiorno; galleggiamo, ma senza il minimo beccheggio.
Che effetto mi farebbe abitare in una casa come questa, che si muove? Immagino di poter cambiare panorama alle finestre come altrove si cambiano le tende. E di poter viaggiare, restando a casa mia. L'idea mi piace moltissimo, mi ricorda il castello errante di Howl o la casa sulle zampe di gallina della Baba Jaga, ma in versione fluviale e assai più rassicurante. Yann e Fede parlano di tempi passati, amici comuni e spettacoli, perché si sono conosciuti facendo teatro di improvvisazione. Yann domani partirà per lavoro; scopro che ha fatto e fa ancora una quantità di lavori interessanti e poco ordinari, che normalmente richiedono più persone per essere portati avanti. Per un attimo immagino che parta con tutta la sua casa, grande come una balena, governandola con lente manovre, mentre sorseggia un caffè in cucina. Invece, come prevedibile, ha un volo tra qualche ora. La sua dimora galleggiante resterà in attesa di lui, sul fiume, ormeggiata e sbadigliante per tutto il tempo che sarà necessario.
Ci rimettiamo in sella, macinando anche qualche kilometro in più perché Fede si accorge di aver perso la sua borsa da manubrio e questo ci costringe a tornare indietro, tra imprecazioni e preoccupazioni: la ritroviamo, con gioia, vicino all'imbarcazione di Yann.
È già pomeriggio inoltrato, perciò prenotiamo il nostro prossimo alloggio ad Antwerp, Anversa, dove contiamo di arrivare in serata.
Lungo la strada, due mucche si riparano sotto un albero.
Avvicinandoci alla città, oltrepassiamo case circondate da giardini curatissimi, con siepi e ortensie rigogliose; alcune hanno tetti di paglia, come le chaumières della Normandia.
La nostra sistemazione ad Anversa è decisamente meno elegante. Quando arriviamo, la speranza è di esserci sbagliati, di aver impostato male il navigatore, ma niente da fare: indirizzo corretto. Le scale sono troppo strette per portare le bici in camera e i dintorni non sembrano così tranquilli da legarle fuori. Ma faremo così, e tutto andrà per il meglio.
Concludiamo anche questa giornata con una degustazione di birre locali. Stasera è il turno di Hoegaarden, Chouffe e Carolus.
Domani ci prenderemo tutto il giorno per visitare Anversa, lasciando le bici a riposo.
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