martedì 4 marzo 2014

Scattisti

di Giulia Cocchella
Uno scatto è un aumento rapido e improvviso della velocità, un moto del corpo e insieme dell'intenzione, se volete un desiderio di accelerazione che si fa movimento. Quando Giovanni Battaglin faceva girare forte i pedali, i cronisti di allora dicevano che i suoi scatti seminavano quasi una forma di paura, di sgomento.
Ma uno scatto è anche il lavoro caratteristico dell'otturatore, che si apre e si chiude - click - facendo entrare la luce nella macchina fotografica quando decidiamo, appunto, di scattare una foto.
A voler essere curiosi, scattare deriva dal latino volgare excaptare, cioè portare via, liberarsi da uno stato di tensione.
Come sono affascinanti, le parole.
Domenica siamo stati tutti scattisti. Nel senso fotografico.
Il primo appuntamento di Foto in Bici è stato a Principe, per raggiungere in bicicletta il Cimitero di Staglieno e accompagnati da Emanuela, la nostra guida, esercitarci sul tema del ritratto.
Premesso che le foto in posa sono stucchevoli, è pur vero che se il soggetto sta fermo la foto difficilmente risulterà mossa. Ora se procedete per sillogismo socratico o anche per facili deduzioni - partendo dal principio che i morti non si muovono e le statue dei morti ancora meno - capirete senza fatica perché Domenico ha scelto di portarci qui.
Domenico fa foto per lavoro, e per piacere. Ha progettato questo ciclo di incontri che coniuga bici e fotografia con l'intenzione, credo, di mettere insieme due modi diversi ma simili di rinnovare lo sguardo, di misurare lo spazio.
In bicicletta si riscopre la lentezza e il piacere di spostarsi da un luogo all'altro con le proprie gambe, si sentono i profumi, si apprezzano i colori, si riconoscono le stagioni dalle ombre che le case proiettano sulla strada (si capisce finalmente, volendo esagerare un po', l'entusiasmo che dovette spingere Monet a dipingere decine di volte la stessa Cattedrale di Rouen nelle diverse ore del giorno).
Una macchina fotografica tra le mani impone attenzioni simili: la riscoperta della qualità della luce, l'osservazione di ogni dettaglio come fosse nuovo, l'abbandono del qualunquismo cromatico che hanno gli adulti (quello per cui i bambini ci rimproverano: non è rosso! è arancione scuro!). E poi lo scatto, sì proprio lui, l'istante in cui decisione e azione si fondono senza ripensamenti e sentiamo: è questo il momento.
Il gruppo facebook si riempie di fotografie e non importa che siano state scattate con il telefono o con una reflex digitale di tutto rispetto, importa quello che c'è dentro.
Un paio di foto ovali di una coppia senza nome (foto di una foto)
Una mano che tasta l'aria ma non ha più dita per farlo (foto di un dettaglio assente)
Una donna che esce da una porta (foto di un passo nel suo eterno compiersi)
Un angelo con le ali spezzate (foto di un volo desiderato)
Una lacrima di pietra (foto di un dolore eterno, scavato)
Una resta di nocciole vera, allacciata al polso di pietra di Caterina (foto della vita oltre la morte)

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