venerdì 2 gennaio 2015

Mon commencement

di Giulia Cocchella

Prima della fine di ogni anno mi compro l'agenda nuova.
La scelgo con cura, che mi piaccia, che sia abbastanza grande da contenere tutto e abbastanza piccola da stare in una borsa piccola. La scelgo sempre diversa. Poi annoto i compleanni, copiandoli dall'agenda vecchia (li scrivo colorati, perché si distinguano dagli impegni, e perché mi piace ricordarmi quando sono nati i miei amici) e facendo questo, inevitabilmente, finisco con il rileggere tutti insieme gli impegni trascorsi, gli appuntamenti passati, i vecchi orari di lavoro.
Se c'è una cosa che odio di più dello stilare liste di buoni propositi per l'anno a venire, è fare bilanci dell'anno appena trascorso. Però questa volta è diverso.
Sarà che il 2015, con tempismo da buongustaio, è scoccato mentre stavo infilando in bocca l'ultimo cucchiaio di crumble di mele della mia amica Rosi, sarà che il brindisi di capodanno è stato davvero una bevuta alla salute delle buone notizie, sarà che la prima cosa che ho fatto, messo piede nel nuovo, è stato pedalare in buona compagnia, ma questa volta, questa volta è diverso.
Sfoglio le pagine e ritrovo le date dei reading del nostro Collettivo. 


Sono stati moltissimi, carichi di emozioni e ogni volta ho pensato: questo, prima non c'era. Rileggo le scadenze di alcuni lavori, consegnati in tempo, e realizzo che è stato un anno di molta scrittura, come mai mi era capitato prima. Sotto il 23 di Agosto c'è la lista dei bagagli per il Salento, che più che un viaggio in bicicletta è stato un bagno di vita. 


Recupero le date del mio primo viaggio a pedali in solitaria e dell'avventura in Emilia con Valeria. Sul piacere di perdersi, se dovessi trovare un titolo che si adatta a tutti e due. 
Conto le biciclette che mi sono cresciute in soggiorno quest'anno: due in più. La libellula blu, Olmo dei bei tempi, molto più vecchia dei miei anni, trovata in una cantina, si può dire, e tornata ad affacciarsi in corsa ai panorami del lungomare. E la Brompton rossa, arrivata ieri a trasportarmi da un anno all'altro con la sua irresistibile pieghevolezza: i miei primi diritti d'autore trasformati in bicicletta e insieme la possibilità del viaggio assoluto, che non si ferma davanti a niente, neanche al mare (perché si piega, e sale sulla nave!). 

Un esame, quest'anno: quello conclusivo del corso di massaggio, anche questo a suo modo un viaggio in terreni mai esplorati prima, alla scoperta del corpo umano (!) e delle meravigliose, miracolose connessioni che operiamo tra noi e noi, nell'unità del nostro sé psico corporeo.
Così penso che a voler trovare una parola simbolo per l'anno appena trascorso, la parola è viaggio.
C'è un libro, uscito da poco, mirabilmente disegnato da Aaron Becker. Si intitola Viaggio, appunto. Una bambina disegna una porta sul muro della sua camera, e la porta si apre su un bosco pieno di lanterne che galleggiano nell'aria. La bambina lo attraversa, poi incontra un fiume. Così disegna una barca, sale sulla barca e prosegue il suo viaggio. Il finale vorrei raccontarvelo perché mi piace moltissimo, e piacerebbe anche a voi, ne sono sicura, se siete qui a leggere. Ma non si calpestano i fiori, e non si svela il finale dei libri.

Aaron Becker
Vi basti, e basti a me, come chiusa d'anno e come buon auspicio per quello nuovo, che disegnare una porta ci permette di aprirla, che tutto ciò che possiamo immaginare nella nostra testa, è possibile nella realtà del nostro viaggio.
Se vuoi fare una cosa falla subito, adesso, non domani, ha detto oggi il mio amico Ale, mentre pedalavamo verso Savona. Mi piace pensare di avere iniziato quest'anno così: Ma fin est mon commencement!




2 commenti:

  1. Ciao Giulia,

    per il 2015 occorre scoprire se davvero dentro di noi scorre un po' dello stesso sangue!
    Anche io scelgo con cura l'agenda per l'anno nuovo e pure io ricopio le date dei compleanni da quella vecchia.
    L'agenda vecchia però me la porto dietro ancora tutto l'anno successivo, perché voglio avere sempre a portata commenti, annotazioni, appunti che possono essermi utili. Non so è come voler comunque tenere una mano nel passato recente.
    Viaggio è una bella parola. Sono felice di aver condiviso la strada con te e di camminare ancora insieme.
    Ti abbraccio.

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    1. Cara Fede, alla luce di questo (e delle scarpe, e delle braghe) direi che la nostra parentela è confermata, almeno quella elettiva!
      Felice anch'io, della strada percorsa e che il viaggio prosegua. Davvero ogni tanto mi fermo a pensarci come se fosse una cosa nuova, che non conosco, e penso: che bello!
      Quanto alle vecchie agende, inutile dirti che anch'io le conservo...

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