giovedì 14 aprile 2016

Corona di Delizie. Un itinerario da re.

di Giulia Cocchella





Una bolla che sembra di vetro, soffiata via da una cannuccia. Acqua e sapone, olio su tela. Un braccio regale, bambino. In un ritratto, dentro una cornice, all'interno di una sala della Palazzina di caccia di Stupinigi. 



Un soffione che sembra fatto di fili di nebbia, in un prato, nel verde, dentro un verde ancora più vasto, per corona le Alpi, per coperchio il cielo.


Era il 1729 quando Filippo Juvarra iniziò ad edificare la residenza sabauda di Stupinigi, destinata alla caccia e alle feste. Forse era bel tempo, forse no. Forse i soffioni trapuntavano i prati attorno al cantiere, soffici lune piene nel verde, forse cinguettavano uccelli che a Messina Filippo non aveva mai sentito.

 
Quel che è certo, è che Filippo Juvarra non lo perse mai di vista il panorama dalla finestra: le sue architetture, qui come altrove, si inserirono così bene nel contesto paesaggistico che le ospitava da generare nell'osservatore il dubbio ingenuo su che cosa fosse stato edificato per primo. Le finestre in funzione degli scorci, o viceversa?




Nel salone centrale, in cui senza sforzo si sente la musica e si immaginano coppie di ballerini disegnare cerchi sul pavimento, la luce del sole entra così naturalmente dalle ampie finestre e dall'alto che si ha la sensazione di trovarsi in uno spazio insieme aperto e chiuso. Tutti gli elementi architettonici che da lontano appaiono tridimensionali, sono in realtà dipinti. Tutto è reale e fasullo a un tempo.


Sugli specchi a forma di nuvola che decorano il soffitto di una sala, si specchiano le nuvole reali che sfilano sul soffitto del cielo.


Se ci fossero nuvole.
Ma Torino ci ha accolti con un sole insperato questa mattina, e un cielo terso come se ne vedono pochi.
La Palazzina di caccia di Stupinigi, a dieci chilometri dal centro, è soltanto la prima tappa di un percorso ciclabile che promette di condurre alla scoperta delle residenze sabaude e insieme della natura circostante: la Corona di Delizie. Una corona in senso reale e figurato, che parte da Torino e ritorna a Torino attraverso un percorso circolare che tocca Moncalieri, Stupinigi, Rivoli e Venaria.


Sontuose piste ciclabili lungo il Po, ben segnalate e protette dal traffico, si alternano a tratti su strada, in cui è necessario consultare la mappa. Lungo tutto l'itinerario è possibile raggiungere diverse stazioni ferroviarie, così da accorciare il percorso se si ha poco tempo a disposizione o se la visita a castelli e ville avesse richiesto una sosta più lunga del previsto.
E poi ci sono i parchi. Interminabili distese di verde, percorsi da piccoli sentieri o grandi viali in cui gli alberi fanno da quinte prospettiche. 
Quello della Mandria, vicino alla Reggia di Venaria, quello in prossimità di Settimo Torinese, con le sue tartarughe e i suoi conigli selvatici



e il Parco del Valentino, lo scenario verde della città di Torino.
Qui, in pochi minuti - un attimo dopo aver attraversato le rotaie del tram, si direbbe - la bicicletta ci porta di nuovo davanti al Po e viene voglia di ricominciare il giro daccapo.

























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