lunedì 29 maggio 2017

Il salvapantalone, la salita e l'inganno. Varese parte prima.

di Giulia Cocchella


Se vi siete messi in mente un percorso, con tappe ben precise, se avete addirittura scaricato una cartina - perché d'accordo perdersi da soli, ma portare a perdere una cara amica no, vi spiacerebbe proprio - ecco, è quello il caso in cui interviene la strada a farsi beffe di voi.
Maggio, tranquilla giornata di primavera inoltrata: Simona e io equipaggiate in colori sgargianti, garrule come gazze, agili come gazzelle o poco meno, scendiamo a Como con il sorriso di chi ha tutta una strada di meraviglie davanti! 


Percorso del giorno: Como - Varese, passando per la rinomata Ciclovia dei Laghi. Felicità!
È così che in un impeto di selvaggio entusiasmo, Simona, appena arrivata, per accomodare meglio il salvapantalone alla caviglia, lo proietta inavvertitamente nel Lago di Como. L'anello fluorescente cola a picco come un totano surgelato,  diventa un puntolino luminoso, poi sparisce nel lago. 
Ciaone, salvapantalone (prestato da Alessandro). 
Ma non ci facciamo turbare, il sole è alto e con lui il nostro umore!


La Ciclovia dei Laghi, recensita da importanti siti di riferimento per i cicloviaggiatori, si snoda tra Lecco, Como e Varese. Offre panorami strabilianti, spunti di interesse vari e numerosissimi, pur sviluppandosi in pianura e aggirando la maggior parte dei rilievi. Per garantire questa rilassata altimetria, presenta ovviamente molte curve e deviazioni, ma tutto sarà ben segnalato. C'è anche una guida di più di cento pagine su internet. Ah, spensieratezza!
Seguiamo fiduciose la via che dal Lago di Como ci porterà ad incrociare questa promessa di sollazzi. Non fosse che la strada che porta ai sollazzi è lastricata di camion... Fa pure un caldo bestia. 
Dopo la prima rampa mi guardo indietro e Simona è un puntino là in fondo: una drosofila in autostrada. La aspetto. Tutto bene? Sì sì. Incomincio a sentirmi in colpa per questa salita non prevista (perché avevo promesso: tutta pianura!), ma resistiamo, arriviamo finalmente a una piazza con un'edicola e chiediamo notizie. 
La Ciclovia dei Laghi? L'edicolante avvicina tra loro le sopracciglia, butta giù gli angoli della bocca e fuori dalle orbite un paio di globi oculari perplessi. Poi dice: mai sentita. 
Non può essere. Proseguiamo un po' meno ottimiste, ma sempre confortate dalle mappe di Google sulla giusta direzione. Proseguiamo e Simona con grande autoironia canticchia la sigla di Twin Peaks, e ogni tanto dice Morta sugnu, perché la salita non sembra finire mai. Ridiamo e ancora proseguiamo. Nessun cartello, ma proseguiamo, neanche un'insegna di cartone con su scritto a pennarello Benvenuti sulla stramaledetta Ciclovia dei Laghi. Pedaliamo e proseguiamo più testarde che fiduciose, finché uno strano silenzio alle mie spalle mi insospettisce. 
Mi volto: Simona, che ora ha smesso di canticchiare la sigla di Twin Peaks, ricorda in effetti la Palmer appena uscita dal cellophane. Ci fermiamo immediatamente. Calo di pressione?


E così termina la nostra ricerca vana della Ciclovia dei Laghi, per assenza di ciclovia e sopraggiunto quasi-stramazzo di Simona che per fortuna con un po' di riposo e un po' d'ombra si riprende. Ritornate sulle sponde del Lago di Como, il panorama ci riconforta 



Più tardi apprendiamo 1) che la Ciclovia dei Laghi è un grande inganno, non è mai stata realizzata per mancanza di fondi, ma quei pochi che erano stati destinati al progetto sono stati spesi per promuoverla 2) che esistono treni per Varese in grado di portare noi e le bici fino al b&b che abbiamo già prenotato a Capolago. 
Ci torna un prematuro, sconsiderato buonumore!


Destinato a spegnersi nonappena il cartello di Capolago, ad una più attenta osservazione, ci informa indirettamente che non siamo circondate da amici. 
Che cosa capiterà domani alle nostre eroine a pedali?
(prosegue)




1 commento:

  1. Ciao Giulia,
    tempo fa ti scrissi per chiederti consigli circa le bici piegabili, consigli che ho seguito acquistando la bici del famoso marchio inglese che tu stessa usi. Grazie ancora. Ora ti scrivo per chiederti se puoi dirmi come ti comporti quando ti devi fermare, anche per breve tempo, per entrare in un negozio o in un bar o in un ristorante: porti con te la bici piegabile o ti fidi a lasciarla all'esterno legandola con il lucchetto? E a proposito di lucchetti, quale usi? Ti chiedo questo perché quando uso la bici piegabile ho sempre timore a lasciarla all'esterno del locale dove mi fermo, e questo sta limitando molto la frequenza con cui la uso. Grazie in anticipo per l'eventuale risposta e spero continuerai ad aggiornare questo blog che offre spunti interessanti e originali. Marta

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