di Giuli e Ila
Abbiamo deciso di aprire questo blog per caso, forse tornando da qualche gita, non ricordo. Ci siamo guardate e ci siamo dette perché no? O, forse, sìììììììì!!!!!!! Andiamo in bicicletta perché ci diverte. Perché fa bene, ed è economico. Perché ci rende felici.
La motivazione principale è questa: andare in
bicicletta ci rende felici. Anche nelle giornate nate male, pedalata dopo
pedalata il malumore si stempera, e qualcosa di molto simile alla felicità fa
quasi sempre capolino dalle parti della pancia. Andare in bicicletta causa
felicità, ottimismo ed allegria, immotivati. State attenti.
La gioia va condivisa, altrimenti
che gioia è? Non si può essere felici da soli, non c'è gusto. Bisogna contagiare
quante più persone possibile! Questo blog sarà il nostro modo di inocularvi una
piccola, piccolissima dose di felicità!
Scriveremo di bici e di donne,
e di tutto ciò che amiamo. Non siamo due tecnici, non riconosciamo i componenti
della bici, e non sapremmo cosa fare in caso di foratura, a parte correre in
officina. Pedalare a Genova è faticoso, ci vogliono gambe e fiato, e alla fine della salita ci si ritrova madide
di sudore e con il trucco che si strucca. Andare in bicicletta all'ombra della
Lanterna è poco elegante, sarà per
questo, forse, che i già pochi ciclisti
sono quasi tutti uomini. Suderanno, ma almeno non corrono il rischio in cima
alla salita di sembrare dei panda, perché, alla fine, anche i trucchi waterproof
più tenaci cedono!
Iniziamo questo blog come si
inizia una salita, con forza, con il desiderio di arrivare in fondo, e
pregustando la discesa, con l'aria fresca che ci viene addosso, e la bici che
si fa veloce e leggera. Quasi un volo. Non sappiamo di preciso dove ci porterà
questo nuovo inizio, ma speriamo di divertirci, noi e voi, e se siete dei
ciclofobi incalliti, magari, di farvi venire la voglia di pedalare.
ciao ragazze e complimenti! vi allego un mio raccontinociclistico che arrivò secondo (c'è sempre un secondo e ahimè non se lo fila nessuno) ad un corconsino in rete! bacioni da gino
RispondiEliminaLEARCO
di Gino Andrea Carosini
Learco inseguiva. Aveva scelto di fare il ciclista, lui… il nipote di Learco Guerra, l’imbattibile, ne portava anche il nome. Cosa poteva fare se non seguire le orme del nonno?
Il gruppo fuggiva sulla salita del Mont Ventoux. Distante, l’ultima maglia un puntino lontano. Andò in souplesse. Si guardò attorno. La bella Provenza, suo nonno volava su quella cima: invincibile locomotiva umana!
Pensieroso il giovane imboccò una strada laterale. Se ne rese conto solo quando la bicicletta sobbalzò
“Ora sbaglio anche la strada!” pensò. Strano: cercava di frenare ma la bicicletta sembrava possedere un’ anima e procedeva spedita sulla strada impossibile. Vide gli spettatori: erano vestiti stranamente, paglietta, ghette. Sventolavano fazzoletti. Donne con strani copricapo mandavano baci. Guardò la bicicletta: sembrava antica. Learco soffiava come una locomotiva umana. Sentì le urla d’incitamento del pubblico: Learcò, Learcò, con l’ accento francese. Lui si sentiva diverso, forte, potente. Vide il traguardo…il primo della sua carriera.
Aveva vinto: l’ennesima vittoria di Learco Guerra. Gli uomini e le donne lo portavano in trionfo baciandolo. Guardò riflesso sulla coppa il suo volto sudato. Era cambiato, era più vecchio, ma si sentiva il più forte: Learcò Guerra la locomotiva umana.
Da “Le Figarò”, luglio 2011
“…continuano le ricerche sul Mont Ventoux del giovane ciclista Learco Guerra scomparso dopo la terribile tappa. Learco Guerra, nipote del grande ciclista degli anni trenta, era in fondo al gruppo staccato di un’ora. L’ammiraglia della sua squadra lo ha atteso invano al traguardo e così, avvisata la locale polizia, sono iniziate le ricerche. Si teme un’altra vittima del terribile Mont Ventoux.
In un altro tempo, in un altro mondo Learco Guerra intanto continuava a vincere.
Ciao Ginus, grazie!
RispondiEliminaEvviva chi arriva secondo, chi arriva,comunque,o almeno si mette in viaggio!
grazie cara!!!
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