di Giulia Cocchella
Io non so spiegarmi il
perché, se sono le due ruote che fanno simpatia, se c'è una
relazione tra la meccanica della bicicletta e la dinamica degli
incontri. Forse è quel rumore da cinematografo che produce la catena
a solleticare il racconto libero, forse è il campanello che sveglia
la parte più viva di noi. Io non so perché, ma ogni volta accade e
mi meraviglia: faccio un giro in bicicletta e mi trovo ad ascoltare
storie.
Giacomo mi racconta che
anche lui ci andava. Si interessa alla mia bici, che spunta dal
sacchetto blu Ikea dove l'ho riposta, piegata, per il viaggio in
corriera che ci attende. Da dove viene? Da Genova. In bicicletta?
Fino a Voltri in treno, poi in bici fino ad Albisola. E dov'è
diretta? A Sassello, rispondo. Anche lui, attendiamo lo stesso bus.
Lo osservo mentre mi racconta dei suoi due Collie e del cavallo, di
ciò che coltiva e dei funghi che raccoglie. Lo osservo e penso che
ha i tipici tratti del savonese, che forse io riconosco in virtù
delle mie origini, non so, ma più lo guardo e più mi sembra
assomigliare a mio zio, persino a mia mamma, più lo guardo e più
penso che le “o” strette e lunghe della parlata di qui devono
avere a che fare con questi volti un po' affilati, con questi zigomi
che sembrano piccole montagne.
Giacomo ha occhi chiarissimi e
brillanti, inizia a raccontarmi della sua vita seguendo l'ordine dei
ricordi. Arrivano come onde, mi sembra di vederli, e lui tiene testa
a questo moto ondoso con frasi brevi, spezzate a volte, frasi che
seguo con attenzione, che perdo e poi riafferro. Ha avuto una vita
avventurosa e adesso, adesso faccio cappelli, mi dice, proprio ora
che la gente non ha testa. Non so se stia parlando sul serio o no, ma
quello che vuol dire è chiaro e non chiedo spiegazioni.
Intanto arriva la
corriera, saliamo. Io ho la terza elementare ma ho letto
milleottocento libri, mi dice Giacomo, con una sicurezza che mi
convinco li abbia contati. Non sopporto l'ignoranza, mi fa prudere le
mani, bisogna saper coniugare i verbi ed esprimersi come si conviene.
Ma Giacomo non solo si esprime in modo conveniente, è un piacere
ascoltarlo, e anche se dovrei guardare avanti perché la strada che
si inerpica tra i boschi è tutta curve, anche se il panorama
potrebbe distrarmi, non riesco a staccare gli occhi da lui che
racconta.
Parliamo dei funghi,
delle stufe a legna e dell'amicizia uomo-donna come se fossero la
stessa cosa. E forse è così. Bisogna impegnarsi a diventare
qualcuno, a realizzare qualcosa, dice Giacomo a un certo punto,
poter dire: io sono... Quanto a me, posso dire: Io sono stato.
Sorride. Mi dice che raccoglie così tanti funghi quando è stagione
che li regala a barattoli.
Scendiamo alla stessa
fermata per salutarci.
Io ho ancora un po' di
strada e ringrazio di essere scesa prima perché è un piacere
attraversare in bicicletta questi ultimi chilometri in mezzo ai
boschi: tutta discesa, profumo di legna tagliata, cascatelle di ghiaccio e alberi spogli che
si intonano al sole invernale.
Sassello si annuncia con
alcune case sparse tra gli alberi, che sembrano uscite da un libro di
favole. Arrivo al paese e inizio a girare per le vie strette, in
bicicletta e a piedi. Credo di esserci stata da bambina, ma non
ricordo nulla, così guardo tutto come fosse la prima volta: la
Chiesa della Santissima Trinità, le case che affiancano le loro
facciate colorate, le insegne dei panifici che promettono focacce e
amaretti. Saranno i colori dell'inverno, le tonalità di grigio che
il freddo impasta sui mattoni, sugli intonaci, sulle tegole dei
tetti, ma c'è una morbidezza in questo paese, qualcosa che non
saprei dire meglio di così.
Trovo un ponte di origine medievale che
faccio a piedi, spingendo la mia bicicletta rossa tra i colori freddi
delle pietre antiche. Incontro una famiglia con due bimbe che ridono
delle mie ruote piccole.
In paese, la pieghevole
suscita curiosità. La più entusiasta è la signora del negozio di
amaretti. Si ferma fuori a chiacchierare e mi da indicazioni sulle
corriere e su un lago che è qui vicino. Io sono entusiasta dei suoi
amaretti e ne compro un pacchetto di quelli tradizionali e uno
assortito. Si avvicina anche il signor Badano – si presenta –
l'ex Sindaco di Sassello, fa un giro attorno alla bici, mi dice
compiaciuto l'ho vista che faceva foto.
Sarebbe bello che questo
territorio venisse valorizzato come merita. Di che cosa si occupa
lei? Chiacchieriamo e prometto che gli manderò il mio articolo sulla
gita a Sassello, ma non è un sito di risonanza internazionale, è
soltanto un blog personale, sorrido. Lui invece si acciglia: non si
sminuisca. Poi mi dice, a bruciapelo: si ripeta, Io faccio grandi
cose, Io faccio grandi cose... Lo ripeta tre volte al giorno, prima
dei pasti. Poi sorride e se ne va.
Dev'esserci un rapporto
tra la meccanica della bicicletta e la dinamica degli incontri. O
forse è merito del rumore discreto delle ruote sulla strada. O la
giusta velocità di movimento. Io non so perché, ma ogni volta
accade e mi meraviglio.
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