mercoledì 10 settembre 2014

Spaesarsi

di Giulia Cocchella

Sei pronto? chiedo ad Ale.
No, risponde con sicurezza.
Rido, e ripenso al mio viaggio in India, per il quale non mi sentivo realmente preparata. Risento quella sensazione forte, alienante, che la mia identità fosse un accidente: la combinazione fortuita di qualche caratteristica personale con un preciso contesto. Stravolto quel contesto mi vedevo reagire in un modo che non mi aspettavo, pensavo cose inattese, rivivevo a tratti quella paura che dobbiamo aver provato tutti, da piccolissimi, davanti allo spettacolo del mondo. Spaesarsi.


Dove dormirai? chiedono gli amici ad Alessandro, prima della partenza, come non si potesse realmente prendere sonno se non a casa propria.
Qualcuno solleva la bici, dice sono quattordici, no, sono sedici chili, ed è senza bagaglio.
Anna D'Albertis prova a fare un giro e quasi perde l'equilibrio.
Alessandro è diretto a Gerusalemme, che è una meta complessa, un luogo archeologico e vivo al tempo stesso, fatto di strati di storia che continuano a sovrapporsi. Nei secoli, chi è andato a Gerusalemme si è prima dato un ruolo, ha scelto una parte. 
Inutile chiedere perché Gerusalemme: certi luoghi esercitano un'attrazione subito dopo averli nominati. 
E poi a dirla tutta, in Terrasanta ci andò anche il Capitano D'Albertis, che già altre volte ha accompagnato idealmente Alessandro nei suoi viaggi, tanto che tra gli Amici della Bicicletta di Genova si è guadagnato il titolo di Capitano.
Enrico Alberto d'Albertis era un viaggiatore moderno, viaggiava per viaggiare, mi ha detto Ale una volta. Andava a cavallo, in idrovolante, in barca a vela, a dorso di cammello. Nel 1872, a ventisei anni, andò da Genova a Torino in bicicletta, su quegli affascinanti, pericolosi animali meccanici che erano le biciclette di allora. 
Non è più possibile cambiare meta, mi spiega, quando parliamo del suo viaggio l'indomani dalle notizie di Gaza.
E non chiamatela ostinazione, chiamatelo entusiasmo.
Non dite azzardo, dite viaggio, dite voglia di incontro, desiderio di spaesarsi.
Togliersi la terra da sotto i piedi, metterne di nuova, e vedere che cosa ci accade.

Buon viaggio Capitano!



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