martedì 9 giugno 2015

Orientarsi. Le colline del Monferrato

di Giulia Cocchella




Orientarsi significa volgersi verso Oriente, cioè individuare la giusta direzione. Esistono strumenti, trucchi da giovani marmotte, tecniche per individuare il nord a partire dalle stelle o da un orologio da polso. Ma un solo elemento è davvero importante quando si tratta di stabilire la via da percorrere: la compagnia. Potete stare certi che una persona che non si orienta (diciamo una donna) che viaggi insieme ad una persona in grado di orientarsi (diciamo un uomo), difficilmente sbaglierà strada, per la proprietà transitiva della carta geografica (- Tienila tu, và!-); al contrario, una persona che non si orienta (diciamo una donna), in compagnia di una persona incapace di orientarsi (diciamolo di nuovo) produrrà per somma un organismo errante, unicefalo, inconsapevole di sé e che sorride ai passeri. Lo so, non ci fa onore, ma bisogna pur essere oneste: siamo noi, Valeria ed io. O almeno lo eravamo.
Scendiamo dal treno ad Alessandria e sulle prime non riusciamo ad individuare la ciclabile che dovrebbe accompagnarci fuori dal centro. Si trova, in realtà, subito a sinistra dell'uscita della stazione.
È il 2 Giugno e il sole è caldo anche se sono solo le nove. Subito dopo, ecco il ponte sul Tanaro, lo oltrepassiamo, e con un' intuizione che mai ci saremmo sognate scegliamo, quasi senza indugio, la direzione giusta. Che cosa ci succede? Superata la provinciale, si capisce che il panorama prenderà il sopravvento.







Mi piacciono questi luoghi di frontiera tra la città e la campagna, mi piacciono per ciò che preannunciano, ma anche, in definitiva, per la loro indeterminatezza. Sono, a volte, terre di mezzo sbiadite, punteggiate di case a metà, troppo lontane dal centro e troppo distanti dai campi. Se ci sono centri commerciali, e spesso ci sono, sembrano blocchi di cemento atterrati dall'alto, rifiuti cosmici sganciati da qualche astronave di passaggio. C'è poca gente; questi territori di confine, a guardarli bene, portano già dentro i presupposti della loro futura conquista.
Mi viene in mente Thoreau, Camminare: “Qui intorno, attualmente, la parte migliore della terra non è proprietà privata; il paesaggio non appartiene a nessuno, e il camminatore gode di una relativa libertà”. Arriva diretto, il paesaggio, ci viene incontro abbagliante.



In questa stagione il Monferrato è del colore dell'oro e dei papaveri: grano e rosso.
Il primo paese che incontriamo, in cima a una ripida salita, è San Salvatore. Andiamo a vedere la torre del '400, poi pedaliamo in direzione Lu Monferrato. La strada prosegue tra le colline e arriviamo a Lu ubriache di verde. Pranziamo al belvedere, sedute per terra all'ombra, negli occhi le colline. Al bar del paese approfittiamo della curiosità generata dalla mia bici pieghevole per chiedere indicazioni sul percorso. Vogliamo andare a Cuccaro, ma passando per i vigneti. Di qua, ci dicono, e poi di là, e poi a destra. Se fossimo le stesse dell'anno scorso, questa conversazione sarebbe sufficiente per disorientarci, invece ci troviamo esattamente sulla strada che volevamo percorrere, in costa tra la Valle Tanaro e la Valle Po. Di questo passo, finiremo per non perderci... Imbocchiamo una strada a traffico limitato, ombreggiata da due file di ippocastani, che poi lasciano il posto ai vigneti: i filari iniziano qui vicino, a un passo da noi, e proseguono arrampicandosi sulle colline, con le loro traiettorie parallele, isobare verdi di una terra in cui il vento è assente.




Cuccaro ci regala una fontana per riempire le borracce. Seguendo le indicazioni per la Cascina Boemia, incontriamo due chilometri di ghiaia non pedalabile, che ci impongono di scendere e spingere le biciclette, mentre alla nostra destra si apre una valle in cui le coltivazioni si dividono la terra e la colorano. È la forma geografica della pace.






- Tulli? -
- Eh? -
- Siamo sulla strada giusta. Com'è possibile? -
- Non so, Pisti. Sono un po' spaventata. Forse l'orientamento si impara... -
E finalmente, dopo Quargnento, il paese natale di Carrà - dove provo a rintracciare con lo sguardo un seme, un filo sottile che conduca a lui e al suo immaginario, ma niente, non si trova - dopo Quargnento, dicevo, finalmente ci perdiamo.




E lo facciamo con il nostro stile inconfondibile, smarrendo occhi e naso nella bellezza di questo paesaggio ora di nuovo pianeggiante, dicendo guarda che meraviglia, senti qui, guarda là, dicendo che verde questo granturco, insomma facendo svaporare le nostre teste al sole nell'ebetudine di un falso piano che è quasi discesa. Per ritornare ad Alessandria, pedaliamo cinque chilometri sulla statale, con le auto che spostano l'aria e ci regalano un brivido che, siamo oneste, altrimenti avremmo rimpianto.







3 commenti:

  1. Belle le foto e belli i testi...niente più simpatiche ricette quindi?

    RispondiElimina
  2. Belle le foto e belli i testi...niente più simpatiche ricette quindi?

    RispondiElimina
  3. Grazie! No no continuano anche quelle, tra pochissimo... :)

    RispondiElimina