sabato 10 luglio 2021

Pordenone - Udine. Oltrepassando il Tagliamento

 di Giulia Cocchella

Tra le gioie che riserva un viaggio in bici, tante hanno a che fare con il ristoro del corpo, con il piacere fisico del riposo che segue la fatica o del cibo caldo quando si pedala al freddo. E dell'acqua fresca degli irrigatori in estate, naturalmente. 
Nella tappa di oggi, che attraversa un territorio assolato fatto di molti campi e poche case, gli irrigatori sono quasi l'unica cosa che si muove. 


La ciclabile che da Pordenone arriva fino a Corva è piacevole e scorre veloce sotto le ruote. Si prosegue poi sulla strada fino a Fiume Veneto, Pescincanna e Orcenico. Con Casarsa della Delizia entriamo ufficialmente nei luoghi di Pier Paolo Pasolini. 
Io Pasolini lo conosco meno di quel che vorrei e me ne dispiaccio. Casarsa, dove transitiamo adesso con le nostre ruote, era il paese natale di sua madre e il luogo in cui lui stesso abitò negli anni '40, prima di trasferirsi a Roma. "La meglio gioventù" comprende una sezione che si intitola "Poesie a Casarsa": sono in friulano, a dimostrazione del suo interesse nei confronti della lenga furlana.

Qualche piacevole tratto di sterrato si alterna alla strada asfaltata, fino a condurci al Tagliamento, noto come il Re dei fiumi alpini, con la caratteristica morfologia a canali intrecciati. Attraversare il ponte richiede una certa attenzione, perciò concediamo all'alveo poche, rapide occhiate: è quasi asciutto, per molta parte inciso soltanto dal ricordo dell'acqua. Oltrepassato Codroipo, dietro una curva - con la meraviglia che solo i panorami improvvisi e inaspettati riservano - si spalancano le esedre di Villa Manin. Creatura settecentesca, ci abbaglia riflettendo il sole che picchia potente sul colonnato e sulla facciata, sfuggendo a ogni nostro tentativo di fotografarla per intero.

Ancora vie sterrate e ciclabili deserte. Sul ciglio sinistro di una strada rurale, in una pozza d'ombra, ci spia la statua enigmatica di un viandante in riposo. Sulla spalla tiene un utensile che non riesco a identificare e con la mano destra, l'unica che ha, porta alla bocca un bicchiere o forse uno strumento a fiato che non conosco. 


Che cosa faccia lì, in mezzo al nulla, non è dato sapere. Esercita su di me la strana attrazione del reperto, o dello gnomo che si fa di sale se viene scoperto. Non posso giurare che si sia alzato da lì, una volta che ho ripreso la bici, ma sono quasi certa che il suo unico occhio buono abbia avuto un guizzo alla mia ripartenza.
Ancora campi di pannocchie e punti di fuga fatti di tre parti di terra e una
di cielo.





Arriviamo a Udine con gli occhi ubriachi del giallo dei girasoli.
Più ancora della bella piazza Libertà, più ancora delle logge e della torre dell'orologio, siamo vinti dal fascino semplice dell'oblò di una lavatrice: domani indosseremo abiti puliti e profumati! A proposito delle piccole gioie del viaggiare.



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