domenica 11 luglio 2021

Udine - Sales, passando per doppia discesa


di Giulia Cocchella

Salutiamo Udine freschi di bucato - lunga vita alle lavanderie a gettoni! - e pedaliamo per i primi chilometri su strada promiscua, poi su ciclabile sterrata e asfaltata, lasciando dietro di noi una scia floreale.
Oltrepassato Buttrio, Cormons ci accoglie con gli striscioni del Giro d'Italia femminile. 


È una piacevolissima sorpresa, che accogliamo cercando un posto all'ombra per aspettare il passaggio delle cicliste, mentre sgranocchiamo il nostro pranzo. Arrivano le prime atlete, seguite poi dalle altre, radunate in piccoli, velocissimi gruppi. Ricordano uno stormo, ma è una solidarietà illusoria, suggerita da una vicinanza che è solo contiguità di spazio: qui ognuna vola per sé. Gli occhi di chi guarda registrano un guizzo delle labbra, un muscolo che si tende, un paio di trecce bionde, colori che trascorrono a giostra, rapidissimi, attorno a quella che prima era una rotatoria tranquilla, quasi assopita sotto il sole del mezzogiorno.



Cormons festeggia il loro passaggio con i palloncini e le bancarelle di maglie rosa, cappellini e braccialetti. Non possiamo fare a meno di acquistare due magliette, con le quali domani concluderemo il nostro "Giro". 
Quando si pedala vicino alla meta, viene da accelerare. Potremmo in effetti percorrere tutta la distanza che ci resta nell'arco di questa giornata, per raggiungere Trieste in serata. Ma la  tappa di oggi, poco meno che un'ottantina di chilometri, sarà un avvicinamento. Decidiamo (come di consueto nel primo pomeriggio, per poter prenotare) che dormiremo a Sales, una piccolissima località sulle colline.
Intanto oltrepassiamo l'Isonzo, altro fiume storico lungo questo percorso, utilizzando la corsia ciclopedonale a lato del grande ponte di ferro.




Lungo la strada, compare l'impressionante Sacrario militare di Redipuglia, che contiene le salme di decine e decine di migliaia di caduti della prima guerra, molti dei quali senza nome. È un'enorme scalinata bianca, che termina all'orizzonte con tre croci.


La città portuale di Monfalcone, insolitamente burbera e per nulla accogliente, ci spinge a ripartire presto alla volta del nostro agriturismo sulle colline.
Sales si trova in provincia di Trieste, ma sembra che tutti parlino già sloveno non appena ci allontaniamo dalla costa. Però qui i confini bisogna trattarli con grande attenzione, sono le persone a chiederlo. È quello che accade quando le linee sulla carta vengono tracciate, cancellate, tracciate di nuovo e i territori - cioè gli uomini e le donne che li abitano - smembrati e ricomposti, strappati e ricuciti.
La strada per Sales si rivela più complicata del previsto, battuta da un sole cocente e quanto mai incerta (le rare persone che incontriamo sembrano non capire dove siamo diretti e c'è chi persino mostra di non aver mai sentito il nome di quella località). Eppure siamo abbastanza vicini. Commettiamo l'errore di mescolare le scarne informazioni raccolte dagli abitanti con le indicazioni di Google maps, il quale invece mostra la consueta sicurezza, questa volta davvero a sproposito. Ci troviamo a spingere la bicicletta per chilometri lungo uno sterrato ripidissimo, abbagliati dal sole e già con qualche miraggio da fame che si fa sentire. Riguadagniamo la strada carrabile, arrampicata in mezzo ai campi, ogni tanto incrociando lo sguardo di qualche raro abitante che ci scruta come fa chi non è avvezzo a vedere anima viva.


Dopo molto vagare, arriviamo finalmente a destinazione. 
L'agriturismo è meraviglioso, ma questa sera la cucina è chiusa e non ci sono locali nelle vicinanze. Dopo un primo momento di sconforto, ci soccorrono l'accoglienza del gestore e l'amichevole benevolenza, favorita dal vino, di uno sconosciuto dall'animo gentile, che è lì per festeggiare un importante anniversario di matrimonio. La festa è quasi finita - le acconciature sfatte e le bottiglie vuote - ma il nostro sposo insiste per offrirci due bicchieri di vino. Brindiamo alla salute degli sposi, che ci regalano anche un piccolo bouquet di fiori!

 

Raccolte nuove forze, raggiungiamo un'osmiza, tipica osteria dell'altopiano del Carso, a qualche chilometro di distanza, dove mangiamo e beviamo benissimo. 
La strada è quasi tutta in discesa all'andata, perciò più tardi ci aspetterà salita. Al ritorno invece, senza alcuna logica, le ruote procedono prima in piano, poi in dolce discesa nel cono bianco delle nostre luci. La campagna è immersa nel silenzio, il cielo è pieno di stelle e noi torniamo a casa, senza fatica e senza spiegarci come.







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