domenica 17 aprile 2022

Arezzo - Cortona - Castiglione del Lago con ricetta

 di Giulia Cocchella

Il post di oggi è un ritorno alle origini, quando condividevo la scrittura di queste pagine con Ilaria e uno dei nostri propositi era sì parlare di mobilità leggera, ma anche di stili di vita sostenibili in generale. Chiacchieravamo allora di cucina vegetariana e voglio farlo anche adesso. In Toscana? In Toscana, certo! Il fatto che alcune regioni siano note soprattutto per i loro piatti di carne non vi renda meno curiosi di tutto il resto.

I pici all'aglione sono buonissimi: chi non li prova si perde molto. Non è la difesa del "semplice e leggero" (chi mi conosce sa che sono erbivora ma mangio con gusto, anche troppo), non è il partito del "limone e fragola in coppetta" quando si può avere una cialda torta della nonna, pistacchio e cioccolato (per quanto ogni gusto vale!), insomma stiamo parlando di un piatto semplice, della tradizione povera, contadina, ma davvero ottimo. Io l'ho scorpacciato senza farmi troppe domande, per poi cercare subito notizie della ricetta originale e mettermi in caccia dell'aglione. Perché l'aglione della Val di Chiana è una specie di essere mitologico, di pepita di Zio Paperone, di troll dell'ortofrutta. Vi serve una mano intera, spalancata, per sorreggerlo: come fareste con un melone o con una palla medica. Inoltre è una pianta orticola coltivata solo nella Val di Chiana e in parte della Val d'Orcia, prodotta in piccole quantità e per lungo tempo quasi estinta; fa anche dei fiori bellissimi, che ricordano l'agapanthus. I pici richiedono una buona manualità e un po' di esperienza: ciascuno valuterà le proprie capacità.

Stamattina la nostra tappa prevede di passare da Arezzo, prima di proseguire in direzione Cortona. Purtroppo ieri sera abbiamo fatto tardi per l'appuntamento con Piero della Francesca: anche questa volta passerò davanti alla Basilica di San Francesco senza ammirare le Storie della Vera Croce. 
Arezzo ha le piazze in salita e oggi anche un vento gelido che batte gli spigoli delle case, si incunea tra le facciate dei palazzi.




Mi ricordo che il Duomo conserva una Maddalena di Piero della Francesca, così entro a cercarla. Affrescata in fondo alla navata di sinistra, vicino alla porta della sacrestia, si impone all'attenzione di chi guarda con garbo ma decisione. Il corpo e le vesti, dai volumi quasi scultorei, suggeriscono calma e insieme imminenza di movimento: sta guardando verso il basso, il mantello sorretto dalla mano destra, per scendere dalla nicchia?




Lasciamo Arezzo per Castiglion Fiorentino, con la bella Loggia vasariana e il panorama magnifico che si può osservare attraverso i suoi fornici regolarissimi. Ci addentriamo nel fitto reticolo di vie strette, in salita e in discesa, ma ancora il vento freddo, rafficato, ci costringe ad affrettare il passo.




Ripartiamo per Cortona, arrampicata sul suo colle, che promette una gran salita. Così è, in effetti, tanto che a un certo punto io scendo e spingo, approfittando per fare qualche foto al panorama e alle cappellette lungo la strada.




Gli ulivi qui sono potati bassi e rivolgono i rami verso la terra; accompagnano l'ascesa, brillando sotto il sole a intermittenza, a seconda di come li spettina il vento.




Cortona è così medievale che sembriamo anacronistici noi, con i nostri abiti contemporanei; i negozietti acchiappa turisti colorano i muri di una città altrimenti tinta pietra, chiara e quasi abbagliante al sole.




Pranziamo con i panini preparati ieri sera, improvvisando un tavolino all'aperto sulle panchine al sole in Piazza della Repubblica.






Arrivati in Piazza Garibaldi, la vista si allarga su tutta la Val di Chiana.


Il freddo stabilisce l'ora di rimontare in sella, così ci buttiamo in discesa, fermandoci spesso perché è proprio bello riempirsi gli occhi di questa meraviglia. 
Il vento gelido però continua a incalzarci, fa scarrocciare la bicicletta e aumenta la percezione della fatica. Facciamo pausa merenda con grande entusiasmo!



 
Castiglione del Lago si raggiunge sfruttando la ciclabile lungo il lago, anche se purtroppo le buone impressioni iniziali si smorzano di fronte all'incuria: rovi, alberi secchi e persino un tronco caduto di traverso al sentiero (forse questo è un incidente recente, dovuto al forte vento).
In ogni caso, il primo tratto di strada riserva una vista davvero molto speciale sulla selva di canne che circonda il Trasimeno, conferendo all'orizzonte una rotondità ingannevole, insulare.



In lontananza spuntano le mura di Castiglione. 
Il lago è più simile a un mare nordico, agitato da onde insolite, creature del vento.




Stasera dormiremo in località Pozzuolo, nei pressi del confine con la Toscana, per ritornare a Chiusi, domani, lungo una strada provinciale quasi deserta, vestita a festa dal verde della primavera e dal giallo della senape selvatica.







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