sabato 4 giugno 2022

L'Ingorda (o dell'arte di pedalar mangiando)

 di Giulia Cocchella

I beneducati lo sanno: non si parla con la bocca piena. È inoltre sconsigliato pranzare davanti alla televisione e quantomeno fastidioso, se non proprio detestabile, consumare i pasti con gli occhi incollati al cellulare. E pedalare? Pedalare mangiando si può! Anzi è una vera e propria arte, da praticare con gioia e in tanti! 

foto di Gabriele Lombardi

Alla prima edizione de "L'Ingorda. La pedalata assistita dal buon cibo" siamo in 350, così si vocifera tra gli iscritti, l'euforia è degna di un bike pride e l'organizzazione, impeccabile, mantiene le gomme gonfie per 80 chilometri di fila (e rientro in pullman con trasporto bici).
Il percorso, non competitivo, collega Parma a Busseto, seguendo il tracciato della Food Valley Bike, con soste intermedie in ognuno dei comuni attraversati, per assaporare le specialità enogastronomiche locali. Se ancora non vi bastasse, questi sono i luoghi di Giovannino Guareschi e di Giuseppe Verdi.

Arriviamo a Bogolese di buon mattino, facendo trillare i campanelli dall'albergo fino a Via Deledda, ci registriamo e ritiriamo il "pacco gara". C'è una folla colorata di Ingordi e altrettante biciclette assortite: tradizionali, a pedalata assistita, pieghevoli, orizzontali, mtb, da corsa e gravel. 
Il nostro piccolo gruppo di genovesi, per smentire da subito i pregiudizi legati alle origini, si distingue per allegria e autentica caciara, nonché per l'abbigliamento serioso ed elegante.

foto di Alice Scazzoli

Sono stati previsti diversi sottogruppi, ciascuno con la sua guida: noi siamo il numero dieci, scortati da Claudio e Bruno di Levante Bike, organizzatore di questo evento insieme a FIAB Parma
Pronti?
Si parte!

foto di Gabriele Lombardi

Al km 3, località Ramoscello, ci attende la degustazione del Parmigiano Reggiano: 26 e 36 mesi.

foto di Alice Scazzoli

Livia si fa scattare una foto con gli Alpini mentre una banda di ottoni ci intrattiene con la sua musica. Siamo ancora un po' timidi per metterci a ballare, ma si tratta di pazientare qualche tappa.

foto di Gabriele Lombardi

Ore 8.56, km 6: pasta al pomodoro offerta dal Comune di Sorbolo. Si incominciano a intravedere tracce di quell'ebetudine che solo una massiccia dose di carboidrati di prima mattina...

foto di Gabriele Lombardi

Il corpo bandistico G. Verdi di Parma ci accoglie all'arrivo e ci saluta alla ripartenza. Mi scopro a canticchiare tra una tappa e l'altra, pedalando a tempo.


Il tragitto da Sorbolo a Lentigione, frazione di Brescello, è una bella strada d'argine. 
Mi piacciono queste vie appena rialzate, che sembrano nate apposta per essere percorse in bicicletta o a passo d'uomo. Guardano i corsi d'acqua da molto distante, li sorvegliano come si tiene d'occhio l'orologio quando è ancora presto - ma presto si fa tardi, dicono gli anziani - quando il sole è alto e le ombre sono corte. Dev'essere per questo che sugli argini il tempo sembra fermo.

Sulla sinistra sfilano i pioppi in filari ordinati, sulla destra un'ampia campitura di verde lascia improvvisamente il posto a una distesa color argento: colture che non so riconoscere, protette da teli.


Al km 15, ci accoglie l'ampia Corte di San Giorgio, con le sue barchesse dipinte di giallo. Qui assaggiamo la confettura di prugna Zucchella, antica varietà locale, mentre Don Camillo e Peppone, per nulla litigiosi questa mattina, si mettono in posa senza proteste per una foto con Alice e Livia.


Ci troviamo infatti nei luoghi dei celebri personaggi di Guareschi e a poca distanza dal paese natale dell'autore, Roccabianca.
Non manca la musica, questa volta offerta da un affiatato duo di fisarmonica e clarinetto.

La Sindaca di Brescello si complimenta con noi per le maglie buffe e ci accoglie così, con una dolcezza tale che sembra di essere ospiti nel suo cortile di casa.

foto di Alice Scazzoli

Il tempo di una foto di gruppo (gruppo che intanto si allarga, perché il bello di questi eventi è che diventano occasioni per nuove conoscenze) ed è ora di ripartire.


foto di Alice Scazzoli

La strada verso la prossima tappa procede piacevolissima nel verde, tra pioppi e campi. Manteniamo un'andatura molto comoda, che consente di fare qualche foto pedalando.



L'arrivo a Mezzani ha un orizzonte largo e luminoso, fluviale: siamo arrivati al Po. 



Qui assaggiamo gli anolini morbini di Mezzani, serviti in brodo. 
Se volete farli a casa, gli anolini richiedono una buona manualità e diversi ingredienti per comporre il ripieno: pane, burro, uova, Parmigiano Reggiano, noce moscata, salamino di maiale e l'erba morbina, che suona come un ingrediente da pozioni. Si tratta di un'erba spontanea che cresce soltanto lungo le rive del Po, di più non è dato sapere... 

foto di Gabriele Lombardi


La banda riempie il piccolo porto di suoni, la musica rimbalza sull'acqua, fa vibrare i campanelli delle biciclette accostate al parapetto. Impossibile resistere!


A Colorno, tappa finale della Mezza Ingorda per chi ha scelto il percorso da 35 km, ci aspettano i Tortèl Dols, preparati sul momento dalle mani gentili di un laborioso gruppetto di cuoche.



foto di Gabriele Lombardi


Nonostante io non ami mischiare dolce e salato, questi tortelli mi stupiscono per il loro sapore delizioso: sono ripieni di una mostarda di pere, cocomero bianco, limoni e mele cotogne. Si condiscono con burro fuso, reso appena rosato dal concentrato di pomodoro, e generosamente cosparsi di Parmigiano.
La Reggia di Colorno, anche conosciuta come la Versailles dei Duchi di Parma, è stata a lungo dimora di Maria Luigia d'Austria, moglie di Napoleone. Con la deposizione del Bonaparte, Maria Luigia divenne Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, e fu ricordata da tutti come "la buona duchessa", ma di questo sentiremo parlare più diffusamente nella prossima tappa.

foto di Alice Scazzoli

Sissa Trecasali, al km 43, riserva due sorprese: Spalla Cruda di Palasone e Spalla Cotta di San Secondo, così preziosa che veniva utilizzata, già nel XII secolo, come forma di pagamento per l'affitto delle terre. Sembra che Verdi, un estimatore della Spalla di San Secondo, fosse in grado di cuocerla lui stesso, come si deduce dalle dettagliate indicazioni fornite a un amico in uno scambio epistolare.
Sfogliando un piacevole libretto che parla di Maria Luigia, sorseggio un freschissimo vino rosato, di cui purtroppo non ricordo più il nome.

Roccabianca, al km 55, offre ciccioli e buona musica attorno alle sue mura. 



Il castello - Roccabianca dal nome della donna cui era stato dedicato - si presenta come un vero e proprio dono d'amore, la traduzione edilizia, per così dire, della passione extraconiugale di Pier Maria Rossi per Bianca Pellegrini, in un secolo, il '400, in cui ci si sposava per ragioni strategiche e di opportunità. Tutto, all'interno, parla di loro: ogni dettaglio, ogni simbolo, le storie del ciclo di affreschi. Noi restiamo fuori, ma qualcosa di quell'antico struggimento deve arrivare anche qui, all'ombra del portale esterno, dove il fisarmonicista ci accontenta e suona per noi un celebre tango.

foto di Gabriele Lombardi



foto di Alice Scazzoli


Al km 64 è il turno del tanto atteso Culatello di Zibello. Io sono vegetariana, ma Federico rende onore per due alla tradizione salumiera di queste terre! 
Ripartiamo quindi alla volta di Busseto, km 77, che chiude la nostra avventura con gran suonare di banda e fette di Spongata, una torta tipica del periodo natalizio, di cui mi innamoro al primo morso e chiedo il bis senza esitare.



foto di Gabriele Lombardi

Persino Verdi sembra sorridere dall'alto del suo podio, sorridono le nostre fantastiche guide (anche Bruno, nonostante abbia perso una scommessa!), sorridono e ridono decine di volti nelle tante foto che abbiamo scattato. Grazie per tutta questa allegria! 
Quando un evento promuove il territorio, solletica le papille, rinnova il sorriso e lo fa in bicicletta... che cosa volete di più? La ricetta della Spongata?

foto di Alice Scazzoli




Nessun commento:

Posta un commento