di Giulia Cocchella
“La bicicletta è la
trascrizione dell'energia in equilibrio, l'esaltazione dello slancio”
scriveva Cesare Angelini , è “l'immagine visibile del vento”.
Oggi il vento è freddo, nonostante ogni dettaglio naturale, ogni
scorcio di foglie contro l'azzurro, persino i riflessi verdi degli
alberi nel fiume parlino di primavera. Quanto all'equilibrio e allo
slancio, faccio quel che posso: le mie ruote da 16 sulla Ciclabile
dell'Ardesia sono certamente meglio delle ruote da corsa, ma fanno
sorridere.
Da Lavagna a Bassi di
Tribogna sono 35 chilometri di strada, ben segnalati da cartelli
chiari e inequivocabili, anche se come me pedalate col naso per
aria e rompete le bussole con la forza del pensiero.
La strada attraversa
Cogorno, Carasco, Scaruglia, San Colombano - apprendo - Coreglia,
Pianezza, Monleone e Cicagna: l'ho letto sulla cartina. Ma è il
corso dell'Entella a fare da guida, così mi rilasso e pian piano la
bici prende quota.
“Tendenzialmente vola;
rade ma non tocca la terra”.
La terra ora è fango,
ora è sabbia di fiume, asfalto o stretta scia bianca nell'erba. La
strada non annoia mai, cambia, si svolge davanti alle ruote sulle
prime cittadina, poi sempre più boschiva. Non incontro nessuno.
Poco dopo Carasco, una
frana mi costringe a fare una breve deviazione sulla provinciale. Non
sarà l'unica che incontrerò. L'alluvione dello scorso autunno ha
rovinato non solo il primo tratto di ciclovia lungo la foce del
torrente, come credevo, ma gran parte del tracciato.
“E ha il pudore del
silenzio. Lo rompe solo col suo trillo fresco, garrulo, primaverile,
femminile, uccellesco”.
Io e la Cincia col ciuffo
ci incontriamo in mezzo al bosco. È così bella che glielo dico,
come mi potesse capire. E forse è proprio così, perché mi guarda
per un bel pezzo, da vicino. Il silenzio attorno a noi è come acqua
calma, il semplice gesto di aprire la borsa per prendere la macchina
fotografica increspa la superficie dell'aria. La cincia cavalca una
piccola onda e sparisce.
“Ha la bellezza delle
formule elementari, naturali e insieme geometriche”.
Ci sono meraviglie
botaniche dappertutto. Sparse nell'erba, sui rami bassi degli alberi
da frutto.
Il giallo delle primule
selvatiche, il bianco dei bucaneve, il bianco e il rosa dei fiori
dell'erica, le viole, le bacche rosse del pungitopo: si capisce come
il colore sia un prodotto della natura, prima che il contenuto di un
tubetto o la tonalità di un vestito. Si capisce come i nostri siano
sempre tentativi di imitazione.
Un rampicante ha
ricoperto un palo della luce e lo ha trasformato in albero. La natura
a volte ride di noi, penso.
E si riappropria delle
pietre a suo modo, le riveste, le sgretola, apre varchi al vento e ai
soffitti stellati.
Ci sono case in
costruzione e case in cui non abita più nessuno, tranne il fantasma
nero di un sacchetto fatto a brandelli, che agita i suoi stracci da
un buco del muro.
La porta è aperta, così
come le finestre. Non sai se chiamarli legno, e pietra, e ardesia,
oppure porta, e muri, e tetto.
Di una confusione architettonica
diversa è prigioniera anche la Torre campanaria del quartiere Prato
a Cicagna.
Mentre poco prima, la Cappella di San Bartolomeo - siamo
ai Piani di Coreglia, mi informa una signora che passa con il cane - sembra in perfetto equilibrio con il verde circostante e con i due
pini che le fanno da pronao naturale. È qui che mi fermo per il
pranzo. La chiesa ha la porta chiusa e le vetrate opache. A un certo
punto mi sembra di sentire un merlo che canta all'interno. Mi
avvicino alla parete di facciata. C'è una lucertola, dello stesso
verde del legno della porta, che si nasconde da me entrando nella
sottile fessura sopra la pietra di soglia. Chissà cosa vede, là
dentro.
Dopo il bivio per
Chichizzola, a pochi chilometri dalla fine del percorso, la ciclabile
si interrompe di nuovo e il modo in cui è stata sbarrata la strada
mi induce a tornare indietro.
Rivedo tutti i luoghi
dove sono già passata, ma dall'altra prospettiva. Penso che è come
fare un altro viaggio, ma con la sicurezza nel passo. (“Ogni giro di
ruota è un discorso”). Penso che è come ripetere parole già
dette, ma a una persona nuova.
(tutte le citazioni sono tratte da La bicicletta, rondine d'argento di Cesare Angelini)
Una delle poche biciclettate che ho fatto e che mi piace fare ad ogni estate.
RispondiEliminaBellissima davvero! Purtroppo rovinata, molto, dalla scorsa alluvione...
Eliminascusa giulia, vorrei portare la famiglia sulla pista ciclabile dell'ardesia, leggo che è molto rovinata, pensi sia meglio evitare? grazie per un consiglio, ciao fabio
EliminaCiao Fabio, non so...se i bambini sono piccoli io non li porterei. Inoltre c'è un tratto in cui è necessario prendere la bici in spalla per portarsi dall' altra parte della frana, si riesce solo con bici leggere, direi.
EliminaSperiamo la rimettano a posto!
Ciao!