martedì 5 luglio 2022

Lucca-San Miniato. Il labirinto e il pellegrino misterioso

 di Giulia Cocchella

L'ospitalità presso i Canonici Regolari Lateranensi è molto accogliente e altrettanto spartana. Incontriamo una coppia in bicicletta e due francesi alti e magri, entrambi così cotti dal sole, così sorridenti e riservati, che li associamo per somiglianza, nonostante non siano compagni di viaggio. Noto che uno dei due, pur conservando una generale magrezza, ha polpacci definiti da camminatore. E anche un'aria un po' svanita, a essere del tutto onesta. Registro queste impressioni, come mi capita di fare spesso, senza una particolare intenzione e senza sospettare che questo sarà solo il primo incontro con il pellegrino misterioso...


Lasciata un'offerta nella cassetta, ripartiamo con il proposito di dedicare la mattina a Lucca, mentre nel pomeriggio pedaleremo fino a chiudere la tappa a San Miniato.

Capita spesso che ci chiedano come vi organizzate per dormire? Io ho l'abitudine di prenotare la stanza il giorno stesso, intorno a mezzogiorno, perché è più facile, a metà giornata, stimare dove si arriverà la sera. Il tempo del viaggio in bicicletta ha tante variabili, legate a possibili problemi tecnici, alle inaspettate attrattive che riserva il viaggio, alla libertà di concedersi delle deviazioni e dei fuori programma. A mezzogiorno, tutte queste variabili sono quantomeno la metà!

Pedaliamo tra le vie della città. La conosciamo bene, perciò ci sentiamo liberi di lasciar vagare lo sguardo su ciò che ci piace.

Sulla facciata del Duomo, scolpiti su una mensola che sorregge la statua di San Martino, una donna e un orso si abbracciano. Poco distante, nella penombra del portico, il misterioso labirinto invita a seguire i suoi sentieri di marmo col dito, alla ricerca di una via di accesso. Si tratta della riproduzione di un altro dedalo, quello che occupa il pavimento della Cattedrale di Chartres. Nelle cattedrali, i labirinti erano chiamati "chemins à Jérusalem" e rappresentavano una più semplice alternativa al pellegrinaggio in Terra Santa. Era necessario percorrerli in ginocchio, cercando la strada d'accesso al Sacro, o la propria salvezza, per scomodi tentativi. 
Mi piace, del labirinto, il suo implicito contenere un viaggio di andata e di ritorno: nessuno affronta un labirinto senza il desiderio di raggiungerne il cuore; nessuno entra in un labirinto senza il desiderio di uscirne. Forse è il motivo per cui questi meandri suscitano un immediato senso di inquietudine.

Siamo già stati entrambi sulla Torre Guinigi, quella con gli alberi sulla cima, così decidiamo di visitare la Torre delle Ore, attratti dalla possibilità di vedere gli ingranaggi dell'antico orologio.

Nel Medioevo, Lucca si presentava come una selva di torri, tanto da sembrare un bosco, come ebbe a notare un poeta dell'epoca. 
Quella dei Quartigiani fu la prima torre della città a ospitare un orologio pubblico, così iniziò a essere chiamata Torre delle Ore. Un orologio da torre era allora considerato un elemento di prestigio e progresso, strumento moderno capace di regolare la vita e le attività economiche del centro urbano. Nel 1392 il primo orologio era pronto e batteva preciso 24 rintocchi. Il congegno che vediamo adesso è datato 1754 e porta la firma di Louis Simon, stimato orologiaio ginevrino. Richiese molto denaro, l'adeguamento del quadrante e una nuova campana, in grado di battere anche i quarti d'ora. Non è dato sapere se i vicini di torre fossero contenti di tutto quel frastuono.



Il tempo di percorrere in bicicletta la bella cerchia muraria, ciclopedonale di oltre quattro chilometri, e riprendiamo il viaggio in direzione Altopascio.
Oltrepassiamo la chiesa di Antraccoli, quindi quella di Capannori, che come il Duomo di Lucca sembra costruita con il lucido proposito di raccordare la facciata alla torre campanaria, finché qualcosa non è andato storto con le misure.




Ci concediamo una pausa pranzo vista vigne, all'ombra di un albero che non riesce del tutto a proteggerci dal caldo davvero torrido. Da domani saremo più mattinieri, in modo da pedalare un paio d'ore con qualche grado in meno.


La strada trascorre varia, muta colore e pendenza.



Ci conduce a San Miniato in tempo per scattare qualche foto con il pieno sole del pomeriggio.




C'è una torre che svetta sulla cittadina, la Torre di Federico II: ciò che resta della rocca che l'Imperatore fece qui edificare.



Mentre le ombre si allungano, cerchiamo un posto dove cenare. Troviamo un'isola di autentica gentilezza - nonché dell'ottimo cibo - al "Vecchio Cinema". Qui assaggio i Cantucci col Vin Santo, che rendono più morbida la strada del ritorno al nostro b&b.
Da qualche parte, non lontano da noi, il pellegrino misterioso sta muovendo i suoi passi, lasciando sulla terra impronte difficili da decifrare... Ma ancora non possiamo saperlo.




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