sabato 9 luglio 2022

San Quirico-Radicofani. La salita e i gruccioni

  di Giulia Cocchella

Questa mattina, dopo un'indimenticabile colazione, ci apprestiamo ad affrontare uno dei tratti più impegnativi, dal punto di vista altimetrico, di tutta la Via Francigena. 
Con la tappa di oggi arriviamo a Radicofani, passando per Bagno Vignoni, località termale, ancora frazione di San Quirico. 
Ci portano strade bianche con ripide pendenze in salita e in discesa, ma arrivati alla grande vasca di acqua curativa in Piazza delle Sorgenti sentiamo che ne è valsa la pena. 


La vasca, che risale al '500, è rettangolare, incorniciata per tutto il suo perimetro da bassi edifici in pietra chiara che si riflettono come sul bordo di uno specchio. Lungo tutto il lato interno del parapetto, a pelo d'acqua, anche le piante fiorite di cappero si moltiplicano nel loro riflesso.
Le acque poi si riversano nel Parco dei Mulini e alimentano quattro mulini medievali, scavati nella roccia. C'era un complesso sistema di canalizzazione dell'acqua, in parte ancora visibile. Ci attardiamo un po' attorno a questi piacevoli panorami, poi ci rimettiamo in sella.


Ci aspetta una trentina di chilometri per arrivare a Castiglione d'Orcia, proseguire con molti saliscendi e infine affrontare la salita per Radicofani.
Il panorama di oggi conserva la bellezza di ieri - le crete senesi in lontananza - ma è più brullo, asciugato dal sole e privo di esseri umani. Fatta eccezione per noi.


La salita per Radicofani è implacabile. Il caldo torrido (il termometro del gps segna 38 gradi), insieme al peso delle borse (che è modesto, ma si avverte subito appena la strada si arrampica dritta), ci appesantiscono le gambe. Andiamo su lenti, facciamo una sosta all'ombra, poi l'ombra scompare per chilometri e l'unica consolazione è un canto dolce, quasi un gorgoglio, che mi ricorda un fischietto ad acqua che avevo quand'ero bambina. Viene dall'alto.
Alzo lo sguardo e mi accorgo che ci stanno accompagnando i gruccioni.
Sono tanti, volano vivaci sopra le nostre teste: controsole sono sagome scure, ma quando volteggiano la luce restituisce loro i colori, blu e verde brillante. Si vedono a tratti i becchi appena ricurvi, a tratti il profilo delle singole piume, mentre fanno capriole nell'aria immobile del mezzogiorno.
Quando arriviamo in cima alla salita, il borgo di Radicofani sembra una rocca di montagna; poi distinguiamo le singole case, il campanile, la torre.


Ci fermiamo subito a mangiare. Qui il pecorino è il re dei formaggi: più e meno stagionato, con tartufo, peperoncino... mi tocca assaggiarli tutti!


Trovata una sistemazione per la notte, facciamo una doccia e ci prendiamo tutto il pomeriggio di riposo.


Radicofani regala scorci magnifici di case e piazze fiorite di geranei.


Nella Chiesa di San Pietro e in quella di Sant'Agata, patrona del paese, troviamo alcune magnifiche terrecotte invetriate della scuola dei Della Robbia.
In particolare, il dossale d'altare di Sant'Agata, opera di Andrea Della Robbia databile al 1500 circa, incanta per delicatezza e grazia.





Aggiungiamo un timbrino al nostro passaporto, poi con la flemma di due paesani navigati, facciamo la spesa all'unico alimentari disponibile. 




Stasera si cena sul terrazzino, vista tetti. Quando cala il sole, l'aria è quasi fresca.










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